I SODI DI S. NICCOLÒ 2017 AL TOP DI WINE SPECTATOR
Nella rubrica Insider Weekly della bibbia mondiale del vino, il vino di Castellare è l’italiano con il punteggio più alto.Nell’anno delle sue 40 vendemmie, I Sodi di S. Niccolò 2017 (annata difficile per tutti i vini) ha ottenuto 96 centesimi, il più alto punteggio assegnato ai vini italiani dalla rivista americana Wine Spectator che lo ha recensito in Insider Weekly del 28 luglio. Un risultato straordinario perché l’annata 2017 è stata appunto particolarmente difficile, caratterizzata da un periodo di siccità molto lungo e da temperature piuttosto elevate. Stesso punteggio di 96 è stato attribuito a Masseto di Ornellaia, ma annata 2018, sicuramente più favorevole della 2017.
“Il legno di rovere tostato – si legge nel giudizio che Bruce Sanderson ha riservato a I Sodi di S. Niccolò 2017 – dà modo agli aromi di ciliegia, mora e viola di emergere in questo rosso elegante e vibrante i cui sentori di erbe selvatiche, tabacco e note minerali aggiungono complessità. Morbido, ma con una solida matrice di tannini eleganti, ha un finale caratterizzato da una vivace acidità e grande finezza. Sangioveto e Malvasia Nera. Si esprimerà al massimo tra il 2024 e il 2045”.
Il riconoscimento di Wine Spectator è un ulteriore conferma per I Sodi di S. Niccolò che già con le annate 2013 e 2016 è stato giudicato per due volte 1° vino rosso italiano davanti a Solaia e Sassicaia, sommando i punteggi della critica italiana ed estera. Il 96 appena attribuito è una ragione in più per festeggiare le 40 vendemmie di un vino che ha segnato la storia dell’enologia italiana.
I Sodi di S. Niccolò, infatti è stato il primo vino italiano inserito nella Top 100 del 1988 (la prima) di Wine Spectator con l’annata 1985; replica nel 1989 con l’annata 1986. Un vino il cui nome fu suggerito da Luigi Veronelli dopo aver assaggiato la prima annata, la 1977.
“Con il grande Luigi Veronelli” racconta Paolo Panerai, giornalista, editore e patron di Castellare di Castellina “un giorno stavamo scendendo dalla cantina di Castellare verso la vigna più bella della proprietà. Quella che i vecchi mezzadri avevano battezzato vigna de’ sodi, per il terreno particolarmente duro e ricco di pietre: il migliore per fare il vino. Sulla destra della discesa c’è la Chiesa di S. Niccolò del 1300, circondata da un’altra vigna con la stessa tipologia di terreno che i mezzadri avevano battezzato con il nome del santo. Lui si fermò e mi disse: ‘Paolo, ecco il nome per quel vino straordinario che mi hai fatto assaggiare: chiamalo I Sodi di S. Niccolò, ma con la ‘I’ davanti, mi raccomando. Perché quello, e solo quello, sarà il vino straordinario che porterà questo nome’”.
Sempre nella rubrica Insider Weekly, Wine Spectator ha attribuito punteggi importanti anche agli altri due Grand Cru di Castellare: Poggio ai Merli 2019, Merlot in purezza che ha conquistato 94 punti, e Coniale 2017, 100% Cabernet Sauvignon che ha ottenuto 93 punti. Ecco i giudizi di Bruce Anderson:
– Poggio ai Merli 2019: “Questo rosso intenso è saturo di aromi di amarena, ribes nero, goudron, rosmarino selvatico e cedro. Splendidamente stratificato, maturo e fresco, rivela un persistente retrogusto fruttato e sapido e tannini eleganti. Merlot. Da bere adesso e fino al 2030”. – B.S.
– Coniale 2017: “Questo rosso presenta aromi di ciliegia matura, ribes, macchia toscana e mandorla amara, con un sottofondo minerale. Fermo e teso, ha una grande acidità che conduce ad un finale persistente. Equilibrato in modo compatto, dovrebbe distendersi tra un anno o due. Cabernet Sauvignon. Si esprimerà al meglio dal 2023 al 2032”. – B.S.
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